Prima di dire che la tua vita è dura, pensa

Hey amici, pronti per la prova costume?

L’estate è ormai alle porte e, nonostante sembri che da voi il sole continui a fare il timido, manca davvero pochissimo all’inizio di una delle stagioni preferite da parte di molti, me compresa.

D’altra parte, come si fa a non amare l’estate?

L’estate è il sole che cambia il colore della nostra pelle. È il senso di libertà che si prova camminando a piedi nudi, magari lungo la riva del mare. E ancora, è quel senso di festa ma allo stesso tempo di quiete che si respira quando le scuole sono chiuse.

L’estate è tutto questo e molto altro ancora e sicuramente ognuno di noi potrebbe associare decine di immagini, odori, suoni o sapori a questa magica stagione.

Se mi chiedessero di descrivere l’estate con una parola, risponderei orto.

L’estate, infatti, rievoca nella mia mente l’immagine di mio padre che si presenta in casa con le mani piene zeppe di melanzane appena raccolte, il conseguente odore di fritto che si sente in cucina, quando mia mamma – dopo averle fatto gli occhi dolci per convincerla – si mette a preparare la parmigiana e, per concludere, il profumo di basilico che resta sulle mani dopo aver staccato qualche fogliolina dalla pianta.

C’è una citazione di Amos Bronson Alcott che recita: “Una casa senza un giardino o un orto è come se fosse incompleta.”

Ecco, per me, vale lo stesso per l’estate.

Bene, dopo questa lunga prefazione, forse è giunto il momento di arrivare al dunque.

Oggi mi piacerebbe condividere con voi ciò che sono venuta a conoscere parlando con alcuni ragazzi provenienti da un villaggio.

Premetto che in Zambia una grossa percentuale della popolazione vive di agricoltura. In altre parole, se non si produce, non si mangia.

Qui, possiamo già fare una prima riflessione: se per alcuni l’orto è un hobby, per altri è una necessità.

È così che in Zambia, come in molti altri paesi, il peggioramento delle condizioni ambientali, i conflitti e i cambiamenti climatici sono vissuti sulla propria pelle e portano sempre più persone a soffrire di denutrizione.

Se coltivare richiede un gran lavoro già in condizioni “normali” e chiunque abbia mai provato a farlo lo sa sicuramente meglio di me, proviamo ora ad immaginare gli ulteriori sacrifici e sforzi necessari per far fronte a situazioni anomale.

Sapete cosa mi raccontavano questi ragazzi?

Adesso, a causa della siccità, gli animali – e qui quando parliamo di animali si intendono bestie come elefanti e leoni – si avvicinano ai villaggi, distruggendo campi e fattorie. Mi raccontavano che, tra l’altro, agli elefanti piace il mais, l’alimento base in Zambia.

Questo va a provocare ovviamente dei conflitti con la popolazione e i contadini si vedono costretti a stare nei campi giorno e notte per poterli proteggere.

E quando dico “giorno e notte”, non è tanto per dire.

I contadini dormono letteralmente nei campi in modo tale da essere pronti a cacciare questi animali, nel caso fosse necessario.