La semplicità. Un qualcosa che non smetterà mai di stupirmi.

Doverose premesse

In Italia siamo soliti associare l’Africa a una miriade di problemi. Non solo calamità naturali, guerre e violenza strutturali, ma anche cambiamento climatico e inquinamento.

A quest’ultimo proposito, credo che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo visto l’immagine di queste grandi discariche a cielo aperto, spesso collocate nelle periferie urbane.

Dandora, l’enorme discarica di Nairobi nonché una delle discariche a cielo aperto più grande al mondo, ne è l’esempio più emblematico.

Ma facciamo un passettino in più

Sicuramente la gestione dei rifiuti è una enorme sfida sociale e ambientale in Africa e c’è ancora tanto da fare. Consapevoli di ciò, è però doveroso guardare anche l’altra faccia della medaglia e riconoscere gli sforzi fatti da alcuni paesi al fine di cercare di gestire l’enorme quantità di rifiuti prodotta ogni giorno.

In Kenya, per esempio, lo scorso marzo, è stata messa al bando la plastica monouso. Dopo i sacchetti in polietilene, la cui produzione, vendita e utilizzo sono stati vietati nel 2017, il governo ha infatti imposto il divieto di utilizzo di imballaggi e oggetti monouso in plastica nelle zone protette del Kenya come parchi nazionali, spiagge, riserve faunistiche e foreste.

Non solo. Se è vero che a Nairobi è normale bruciare i rifiuti e lo si fa praticamente ovunque, è anche vero che nella capitale si trovano anche alcuni centri di raccolta.  

Questo sistema, oltre a ridurre la quantità di rifiuti che finiscono nei canali di scolo ai margini delle strade, nei corsi d’acqua e, ovviamente, nelle enormi discariche, crea anche occupazione per i giovani.

Molti dei nostri stessi ragazzi – i “ragazzi di strada” con cui lavoriamo presso il centro Shalom – sono impegnati in questa attività. Passano quindi le giornate a raccogliere i rifiuti, che si tratti di vetro, plastica o latta, per poi recarsi in questi punti di raccolta e venderli in cambio di qualche spicciolo.  

Ma arriviamo al dunque

Arriva anche per noi il giorno in cui i sacchi dell’immondizia sono strapieni e dobbiamo decidere cosa farne. Pensiamo di non bruciare proprio tutto e di dare piuttosto qualcosa – come plastica e latta – ad uno dei nostri ragazzi, in modo tale che potesse andare a venderla e guadagnarci così qualcosina.

È pomeriggio e terminate le attività al centro chiedo quindi a G. di aspettare un attimo prima di andarsene e vado a prendere i sacchi pieni di spazzatura.

Quando glieli consegno, G. mi dice che vorrebbe darli una controllata veloce prima di andare a venderli e così rovescia tutto il contenuto per terra.

Inutile dire che da quei sacchi esce fuori di tutto e di più. Salta fuori il barattolo vuoto della marmellata così come il tubetto del dentifricio. La bottiglia di fanta e il contenitore del detersivo. Ma non solo.

Con mio grande stupore esce anche la retina di plastica della frutta che ben presto diventerà la nuova bandana di L. Esce il barattolo vuoto del docciaschiuma che si trasformerà nella nuova pistola ad acqua di M. Ed esce la bomboletta spray del deodorante che diventerà “l’estintore” di T.

Quel sacco dell’immondizia aveva infatti attirato l’attenzione dei più piccoli che, in un baleno, si erano radunati attorno ai rifiuti sparpagliati a terra e, con gli occhi pieni di meraviglia, erano ognuno alla ricerca del proprio gadget.

Ancora una volta mi sono sentita così piccola davanti a tanta semplicità.

Continuo ad osservarli. Fanno per allontanarsi ma ecco che, poco più avanti, si fermano di nuovo.

Un cerchio di occhi che brillano. I bimbi continuano a osservare i loro nuovi giocattoli e tutti soddisfatti li mostrano ai loro amichetti.